Si può pensare ad un futuro senza Unione Europea?

Si può pensare a tutto, si può proporre tutto, perché no? I più estremi sostenitori dell’Unione Europea dicono: grazie all’Unione Europea non ci sono più guerre. In parte è vero, l’Europa è stata un “isola felice” per anni, ma io resto convinta che le guerre non ci siano più soprattutto grazie a una evoluzione sociale, in Europa specialmente, che ha generato maggiore consapevolezza, e ci si è finalmente resi conto che uccidere persone di comunità attigue per regolare affari tra Stati non è poi questa grande idea.

Sicuramente, inoltre, negli anni ’50 il Mercato comune di carbone e acciaio aveva anche come scopo quello di finire una volta per tutte con le contese per le zone minerarie come Alsazia e Ruhr. Ma era un’altra epoca. Credo che oggi ci serva un drastico ripensamento dell’Unione Europea: la verità è che deve essere più attenta alle esigenze dei cittadini e al concetto di equità, che non è necessariamente eguale al concetto di uguaglianza.

Mi spiego con un esempio, banale, ma che penso renda bene l’idea: ho visto una bellissima vignetta che mostra uno steccato intorno a un campo di calcio, alto 1 metro e 50 cm. Eguaglianza significa che sono tutti dietro lo steccato per vedere la partita, ma chi è alto 1 metro e 60 cm la vede, quello che è alto 1 metro e 20 cm sta in punta di piedi, mentre quello che è alto 1 metro non la vede per nulla. Equità significa avere casse e scalette, per cui al bambino piccolo dai la scaletta un po’ più alta così da veder fuori, mentre chi è già alto 1 metro e 60 cm rimane in piedi e vede senza problemi. Il concetto di eguaglianza applicato in questi anni in Europa ha portato a dire: “Tu, brutta e cattiva Grecia, adesso mi vendi tutti i tuoi assets e forse io ti prorogo il debito”. Sono queste storture che non hanno senso, e che – tra l’altro – alla fine gravano sui comuni cittadini, i più deboli!

Molti mi chiedono se con la Brexit, alla fine, i cittadini britannici guadagneranno o perderanno… Credo che non lo sapremo mai, perché i dati verranno comunicati in modo distorto. Quel che io penso è che – a parer mio – i cittadini inglesi avrebbero potuto benissimo stare dentro l’UE: già avevano una serie di esenzioni, di trattamenti “ad hoc”, un’affiliazione blanda e un tipo di economia già di suo molto proiettata verso mercati e paesi extraeuropei. Per questo Brexit, a mio avviso, è stata un’uscita con motivazione più che altro ideologica, un atto “politico”. Chiaramente in fase negoziale, l’Unione sarà molto dura, verso la Gran Bretagna: un po’ come dire “punirne uno per educarne centro”.

Se un quesito di questo genere fosse posto in Italia, io personalmente sarei per il NO. Ma resto dell’idea che serva una ferma, decisa ed efficace “rivoluzione” all’interno dell’Europa, innanzitutto culturale, perché molte cose vanno davvero cambiate, senza ulteriore ritardo. Ed è quella che il Movimento 5 Stelle sostiene da sempre: la otterremo sicuramente per gradi, forse faremo qualche errore, nessuno è perfetto, ma certamente ci confronteremo  con le complessità di un mondo estremamente globalizzato dove tutto e tutti sono interconnessi, per cercare di migliorare questo scenario: diversamente, l’Europa, così come è, ucciderà se stessa.

 

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