L’università: il dilemma di scegliere la facoltà!

Dopo il diploma venne l’università, in un periodo in cui in realtà volevo trovarmi un lavoro per cominciare a vivere da sola: mi è sempre stata molto stretta l’autorità…

Scelsi Lingue, come naturale proseguimento, per poi magari trovare un lavoro come traduttrice.

Fu un errore, e se potessi tornare indietro, non ripeterei questa scelta.

L’errore sta nel fatto di aver scelto una facoltà a Genova! Non per la città, che anzi amo, ma dovete sapere che – a parte i compagni di sport, teatro e le altre attività che svolgevo – a Genova non avevo una vera e propria “compagnia” di amici… il clan di amici adolescenziali, per me era a Strevi, un paesino nella campagna tra Acqui Terme e Alessandria, dove ero solita trascorrere le vacanze estive e dove ogni estate si riunivano i ragazzi che provenivano da Genova, Torino, Milano, Roma… tutti venivano a Strevi d’estate, come me, a trovare i nonni o altri parenti. Siamo negli anni ’80: la classica vita estiva da paese, i giri in bicicletta o in motorino, sempre in due, come cantano gli 883.

Diversamente da quando eravamo in vacanza a Strevi, a Genova, nonostante la mia grande voglia di indipendenza e libertà, mi era sempre vietato uscire in giro con gli amici… quindi la scelta di frequentare l’Università proprio a Genova fu un errore, per una come me che inseguiva la propria autonomia: se avessi chiesto a papà di pagarmi gli studi in un’altra città, sebbene non fossimo una famiglia ricca, avrebbe comunque acconsentito, e io avrei passato quegli anni “fuori sede”, con tutte le responsabilità e tutta la libertà che tanto sognavo… A Strevi riuscivo a passare i weekend, con i miei amici e il ragazzo dell’epoca.

Comunque mi iscrissi a Lettere a Genova, ma fu un po’ una delusione: all’epoca era una Facoltà disorganizzata, con lezioni spostate all’improvviso da un’aula all’altra, senza mai abbastanza posti a sedere… In più prendevo tutti 30 senza studiare perché noi al Deledda le Lingue le sapevamo già meglio di quanto le insegnassero all’Università, quindi – dal mio punto di vista – una strada senza particolare valore aggiunto.

Già alla fine del primo trimestre decisi quindi di cambiare facoltà, ma per non perdere l’anno dovevo decidere nel giro di poco. Scelsi Economia, senza neanche particolare convinzione, solo perché mi sembrava più dinamica, e rimasi quindi altri due anni a studiare a Genova, finché non iniziai la mia prima esperienza imprenditoriale… ma questa è un’altra storia!

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