L’infanzia

La mia infanzia, insomma, è stata all’insegna di una vita “normale”, in una normale famiglia piccolo borghese di Genova.

Io ero una bambina vivace e molto indipendente, in antitesi con mia mamma che invece era una mamma chioccia, che avrebbe voluto prendersi cura di me e a cui io bellamente impedivo di “imbrigliarmi”.

Ho imparato a leggere a 4 anni da sola, perché c’era questa abitudine a casa nostra che tutti leggevano la sera prima di andare a dormire. Quindi mio fratello – che ha 7 anni più di me – andava in camera sua con i suoi fumetti di Tex o qualche libro. Mio papà leggeva il giornale perché lui usciva per portarmi all’asilo la mattina e rientrava alla sera alle 21, passava la giornata a lavorare, lavorava molto in quei tempi, quindi trovava il tempo di leggere il giornale soltanto la sera. E mia mamma leggeva a me un giornalino: però mi rendevo conto che per fare più in fretta, invece di leggermi i fumetti, mi raccontava la storia; ma io capivo che non stava veramente leggendo quello che c’era scritto, e questa cosa mi dava un fastidio incredibile! in definitiva, mi pareva che tutti avessero qualcosa da leggere tranne me. Comunque, è allora che cominciai a chiedermi che suoni facessero vocali e consonanti, e tutti quei segni che vedevo su libri e giornali. Una passione, quella per la lettura, incominciata allora come una curiosità, ma che non mi ha mai più abbandonato.

Ai tempi abitavamo a Castelletto, una zona residenziale abbastanza centrale in Genova. Era un’epoca completamente diversa da oggi, c’erano i negozi di quartiere, quindi sotto alla mia via c’era il commestibile, il forno, il macellaio, la latteria… e mia mamma mi portava con sé nei vari negozi. Un giorno, mentre eravamo in coda dal macellaio, e mia mamma aspettava il proprio turno, io incominciai a leggere i cartelloni affissi in negozio, e mia madre rimase senza fiato: “Ma chi ti ha detto che cosa c’è scritto?”. E io: “Lo leggo”. Allora fece tutte le prove: “Cosa c’è scritto qua, cosa c’è scritto qua…”. Quel giorno capì che avevo imparato a leggere!

Le suore dell’asilo dove andavo, quando hanno capito che sapevo leggere, mi hanno anche insegnato a scrivere e quindi volevano mandarmi a scuola chiaramente prima. Ai tempi si usava, con i bambini più “precoci”, ma io non volevo lasciare la mia migliore amica all’asilo, quindi non volli andare prima a scuola… e rimasi all’asilo con lei. Un’attenzione, questa per i rapporti umani, che avevo evidentemente interiorizzato fin da allora.

Questa scelta mi permise di superare le elementari e le medie praticamente “in piena discesa”: arrivando alle elementari sapendo già leggere e scrivere da 2 anni, avevo già letto tutti i libri per bambini che esistevano, e quindi chiaramente ho vissuto tranquillamente di rendita almeno fino alla terza media!

Condividi