Le mie motivazioni

Da subito, approcciandoci al Movimento, prima ancora che i punti programmatici, era l’energia, il “mood”, il messaggio di base ad averci conquistati. Il messaggio era: siamo in mano a una serie di individui che hanno dimostrato nei fatti che l’unica cosa che conta è il proprio tornaconto, non il progresso della società. Soprattutto dal 1994 fu abbastanza evidente che ci fosse stato un cambiamento nelle persone che rappresentavano i cittadini nelle Istituzioni. Una volta la politica era con la P maiuscola, fatta da statisti, persone forse non completamente legate alla società nemmeno allora, ma con un orgoglio, un onore e una visione. Negli ultimi anni si è visto esattamente l’opposto, in più da piccolo imprenditore quale sono, vedevo la difficoltà di fare impresa, con una burocrazia asfissiante, il sistema di tassazione, il costo del lavoro, la ferocia dello Stato e dei suoi apparati nei confronti dei cittadini. Ai tempi della scuola avevo pensato che non funzionasse perché c’erano dei meccanismi che la stavano distruggendo e che avrebbero invece dovuto servire a far funzionare meglio la vita degli studenti perché la scuola alla fine sono proprio gli studenti. Allo stesso modo oggi, da adulta, vedo le Istituzioni: burocrazia, leggi, tasse: tutto dovrebbe servire ad agevolare la vita di imprese e cittadini, non a ostacolarla. Un rovesciamento di paradigma per cui i cittadini devono mantenere l’apparato Stato perché funzioni per autoalimentarsi e funzionare meglio con l’idea, tra le altre cose, che lo Stato è diventato un nemico del cittadino e il cittadino vede lo Stato come suo nemico.

Questo paradigma va cambiato, per risistemare le cose… e si deve iniziare dalle istituzioni stesse, dal loro interno!

I 5 punti, le cinque stelle del Movimento, hanno garantito il successo, perché sono andati a toccare le sensibilità di diversi ambiti della società, offrendo a tutti un modo per fare qualcosa di utile nel settore più importante. Io sono sempre stata molto sensibile – ad esempio – al tema dell’alimentazione. In questo ambito si vede forte l’impatto delle multinazionali, una gestione economica che pone l‘individuo alla stregua di un consumatore da spremere per far arricchire le grandi aziende. Già nel mio lavoro toccavo con mano queste storture: piccole aziende che faticano, perché tagliate fuori dal mercato, e che finiscono col lavorare da terzisti, a prezzi da fame… E così il nostro lavoro, come consulenti, è diventato insegnare alle piccole imprese a essere più “smart”, a sopravvivere nella giungla del mercato, diventando più reattivi, rapidi, veloci e creativi. Con il risultato di creare disparità. Ovviamente, è corretto che i più meritevoli abbiano maggior successo, però l’ambiente, l’ecosistema economico in cui tutti operano dovrebbe garantire a tutti almeno l’opportunità di provarci, mentre ora, chi non ce la fa, è letteralmente “buttato fuori”.

Di fronte a tutto questo, ho sempre pensato che se voglio cambiare qualche cosa devo attivarmi in prima persona. È sempre stato il mio modus operandi. È stato così ai tempi del liceo e successivamente nel mio percorso professionale. Son scappata dal lavoro dipendente, perché non mi dava la possibilità di incidere e da allora ho sempre lavorato come imprenditrice. Nel tempo mi sono impegnata in gruppi, nella società civile piuttosto che a livello politico, finché non constatai che la politica era entrata così tanto nella vita di noi cittadini e in un modo così violento, determinando in modo negativo le nostre vite. Allora ho pensato di mettere la mia parte di competenza a disposizione del Movimento, per contribuire attivamente al cambiamento di questo stato di cose.

Inizialmente pensai quindi di dare una mano con le mie competenze nel campo della comunicazione, proprio perché vedevo un po’ di carenze in questo ambito tra persone che facevano un lavoro eroico, sul territorio; gente nei Consigli Comunali dove fanno davvero un lavoro enorme, gratuitamente, senza strutture di partito dietro che li supportano, rimettendoci soldi propri e sottraendo tempo alle famiglie e ai propri affetti. Diventa frustrante vedere che si fanno le cose giuste, ma senza riuscire a comunicarle nel modo corretto. Nel mio piccolo, pensai di dare una mano in questo ambito.

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