La scelta delle Commissioni, e i primi ostacoli da affrontare

Nelle Commissioni ci siamo suddivisi sulla base dei posti a nostra disposizione. Abbiamo cercato di “coprirle” tutte. Le Commissioni sono 22 e noi eravamo originariamente 17, quindi evidentemente qualcuno per forza doveva stare in due Commissioni, anche se alla fine ci siamo trovati in più di uno, in alcune. Io scelsi Commercio Internazionale e Occupazione Affari Sociali – temi dei quali professionalmente mi sono sempre occupata – ma in entrambe c’era un mio collega, mentre ce n’era uno solo in altre Commissioni, come Cultura o Pesca. Insomma, in qualche modo, ognuno sulla base delle proprie competenze e background ha coperto ogni area tematica.

Il procedimento legislativo è completamente diverso a Bruxelles, rispetto al Parlamento Italiano e le Commissioni sono gravate da molto lavoro. L’intesa con la mia collega Laura è stata importante: inizialmente operavo in entrambe le commissioni da me scelte, ma poi il suo lavoro in Occupazione e Affari Sociali si è rivelato molto efficace, quindi ho potuto dedicarmi sempre più esclusivamente a Commercio Internazionale.

All’inizio, ai primi tempi del nostro insediamento, venivamo costantemente ostacolati, perché scontavamo un duplice handicap: il primo era il retaggio di essere italiani, in un ambiente in cui l’italiano non è mai stato visto particolarmente bene da tedeschi, inglesi, nordici in genere; in più, i colleghi che erano lì da precedenti mandati, non è che avessero un’atteggiamento conciliante con noi: detta fuori dai denti, parlavano male ogni volta che ne avevano occasione, spesso senza neppure conoscerci. I nostri predecessori attuarono una vera e propria campagna denigratoria nei confronti del Movimento 5 Stelle, che veniva visto come il peggiore di tutti i mali, forse peggio ancora di Marine Le Pen.

I nostri colleghi, si stracciarono le vesti accusandoci di aver lottato per appropriarci della maggioranza degli uffici di Presidenza disponibili per gli italiani. A riguardo, non vi è alcuna regola scritta. SI applicava però una prassi, in gergo chiamata “metodo D’Hondt”, per una distribuzione delle cariche rispettosa del “peso” di ogni gruppo Parlamentare. Secondo tale metodo, al nostro gruppo spettava una delle vicepresidenze del Parlamento, oltre alla Presidenza e alcune Vicepresidenze di Commissione. Ebbene, semplicemente non ci diedero nulla! Fu steso come un “cordone sanitario” attorno al Movimento: ognuno presentava un candidato che veniva nominato per acclamazione, senza candidati concorrenti, mentre dove eravamo noi a presentare una candidatura, ecco spuntare uno o più candidati in concorrenza, che puntualmente venivano eletti, perché noi eravamo sempre e solo 17 su 751. Anche i nostri colleghi italiani ci hanno scippato tutte le presidenze e vicepresidenze in quota italiana, con giochi tra Partito Popolare (Forza Italia), Socialdemocratici (PD) e ALDE, che di Italiani non ne ha proprio! Ci hanno tolto tutto. Io ad esempio avrei dovuto avere la Presidenza della delegazione Australia, che invece – con il voto anche dei deputati italiani – è andata ad un tedesco dell’ALDE… e saremmo noi gli “assi pigliatutto”?

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