Il ruolo dell’Europa che vorrei. Un esempio concreto: la guerra commerciale con gli USA

Penso che l’Europa debba diventare un centro democratico forte, che sia traino per gli altri Paesi.

Un esempio pratico: la questione dei dazi di Trump in barba alle regole del WTO, ovvero l’Organizzazione Mondiale del Commercio, quell’Istituto internazionale che cerca di mettere alcune regole sul commercio. Tutte le 163 nazioni che aderiscono al WTO si attengono alle regole stabilite in quella sede, le accettano, e se contravvengono, ricevono delle sanzioni.

Nel mondo, ovviamente, vi sono però molte differenze tra i vari Paesi: pensiamo a quelli in via di sviluppo, che sono molto arretrati e invece a quelli occidentali che sono già avanzati. Anche nel WTO si rispettano queste differenze, cercando di incoraggiare la crescita dei Paesi più arretrati con regole a loro favorevoli e con minori vincoli. L’idea è virtuosa: favorire i Paesi più deboli e vincolare maggiormente quelli più evoluti, riducendo le disuguaglianze e contribuendo alla definizione di un piano di concorrenza più leale ed equo per tutti. Ma vi sono delle assurdità, ad esempio la Cina è ancora considerata come “in via di sviluppo”, il che non ha molto senso, perché è comunque la seconda economia al mondo!

Torniamo a Trump, al Presidente degli Stati Uniti, che si può permettere di infrangere le regole del WTO, in virtù dell’autonomia monetaria, e del forte peso politico di cui gode, in virtù del consenso che riceve da un certo tipo di classe economica che è stata bistrattata e che lui sta cercando di aiutare.

Torniamo quindi a Trump, che un giorno si sveglia e decide di imporre pesanti dazi alle importazioni, il 25% su acciaio, alluminio e tantissimi altri prodotti. Tutto il mondo resta attonito. In Europa questa decisione può creare non pochi problemi, perché noi esportiamo verso gli USA tantissimi prodotti, merci e materiali. Inoltre, già subiamo un dumping forte dalla Cina, che è in sovra-produzione, cioè che produce ed esporta molto più di quanto importi. Insomma, la reazione del Commissario Malmstrom è stata: metteremo anche noi dei dazi ritorsivi sulla merce americana importata in Europa. Prodotti come automobili, motociclette e tanto altro. Imporre dazi del 25%, significa che da un giorno all’altro, un’automobile americana che costava 30.000 Euro, passa a 40.000 o quasi, come prezzo finito per il consumatore europeo.

Risultato: una guerra commerciale in cui alla fine chi ci rimette sono sempre i piccoli e i consumatori poiché i grandi capitali, le grandi imprese e i più ricchi, una soluzione la trovano sempre.

Ed è in queste dinamiche, in questi frangenti che l’Europa deve far valere il proprio peso. Anche perché Trump, per avere ancora più forza contrattuale, mira al “divide et impera”, trattando con i singoli stati membri. Che però – essendo noi un mercato unico – non hanno autonomia di negoziazione. Ecco la nostra forza: Italia, Belgio, Croazia, ecc. ognuno di noi è un piccolo paese sullo scenario economico mondiale, ma tutti insieme come Stati Membri dell’Unione siamo il mercato più grande al mondo pari a cinquecento milioni di cittadini e consumatori!

Ma se in una trattativa così dura, dove conta la forza e il peso che puoi mettere sul tavolo, arriviamo divisi, noi europei, in correnti e gruppi divisi e concorrenti tra loro, ne usciamo perdenti.

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