Il primo ricordo

 

Sono Tiziana Beghin. Nasco nel 1971 in una  normalissima famiglia italiana.

Mio papà faceva l’idraulico in una piccola azienda, che prima, a sua volta era di suo papà. Il primo ricordo che ho della mia infanzia, è un’immagine piuttosto pittoresca: lui, mio papà, con i suoi operai in Vespa – perché a Genova si girava in Vespa! – e mio nonno, che continuava ad aiutare mio papà, che li seguiva con l’Ape. Andavano dai vari clienti con la Vespa, e legata dietro la cassetta degli attrezzi; invece mio nonno con l’Ape portava i materiali più voluminosi o magari gli scaldabagno, i sanitari e quant’altro. Immagine tipica di una Genova che è sempre stata città “low profile”: una città molto sobria, e soprattutto con le vie strette; quindi senza Vespa e senza Ape non si poteva lavorare.

Mia mamma è sempre stata a casa a badare a me e a mio fratello.

Insomma, se devo descrivere la mia infanzia con un’immagine, eccola: il ricordo di mio papà che quando avevo 3 anni mi portava all’asilo con la Vespa alla mattina e, se pioveva, si apriva l’ombrello stando a bordo – il casco non esisteva! – e io stavo in piedi sulla pedana, tenendo l’ombrello aperto mentre lui guidava verso l’asilo.

Papà per tutti è sempre stato Gian. Un’infanzia, la mia, scandita dalla presenza forte di papà Gian, che per me era un po’ un eroe.

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