Il primo matrimonio

Ebbene sì, mi sposai. D. e io ci frequentavamo già da alcuni anni, eravamo coetanei, un bravo ragazzo con cui rimasi sposata quattro anni.

Fu il primo periodo della mi vita adulta con una “parvenza” di vita normale, per me che ho sempre cercato di rifiutare gli schemi e i cliché.

L’avrete capito, ormai, che non sono mai stata una “normale”, soprattutto agli occhi dei miei genitori per i quali sono sempre stata un po’ la mosca bianca in una famiglia “normale”: ero veramente difficile da gestire. Uso sempre la metafora di mia mamma che – poveretta – cercava di venirmi dietro con il retino per acchiappare le mosche, e io che sfuggivo da tutte le parti, e ogni tanto mi sentivo anche in colpa, perché accidenti, io ho sempre questa voglia di fare chissà che cosa, mentre gli altri sono sempre tutte persone che se la vivono serena.

E così ogni tanto cercavo di tornare anche io nei ranghi e fare le cose normali. Ragione per cui, trovato un bravo ragazzo, mi sposai e pensai di fare figli e la classica vita che fanno tutti.

I miei genitori avevano la casa in montagna, i miei suoceri avevano la casa al mare… una vita normale. Nel frattempo infatti arrivò la mia prima figlia; ricordo che dicevo: “Spero che mia figlia somigli a suo padre, che sia brava come lui, buona come lui, tranquilla come lui, bellina come lui”. Infatti Silvia è venuta fuori una bambina bellissima, è innegabile, ma il carattere lo ha preso tutto dalla mamma.

E chiaramente, dopo poco, all’età di 33 anni sono “scoppiata”, ma questa è un’altra storia.

Condividi