Il “Peccato originale dell’Europa”, e del capitalismo

Personalmente non mi sarei candidata in nessun’altra istituzione: per il mio background sono sempre stata più vicina a un mondo internazionale, e poi, lavorando per lo sviluppo delle aziende, mi era chiaro che il mondo non inizia e finisce ad Alessandria, ma neanche in Piemonte o in Italia… e nemmeno in Europa.

La mia idea è che devono cambiare paradigmi importanti. Quello che io osservavo non è tanto una competizione tra Nazione diverse, bensì – in senso più ampio – un vero ritorno al modello economico di tanti anni fa: sempre maggiore concentrazione di ricchezze in mano di pochi e sempre più povertà diffusa. Diseguaglianze che si accentuano piuttosto che convergere, come in un disegno ben preciso di certi operatori economici. Funziona così, è sempre stato così.

Tra tutti i libri che ho letto, non mi dispiacevano quelli di Ken Follett. Romanzati ma con una base storica abbastanza curata. Nella “Trilogia del secolo” c’è il racconto della vita di un ragazzino che al mattino prende la gavetta… io sono una mamma, e penso, al mattino, di mettere nella cartella delle mie figlie una merendina, penso che quel giorno avranno una interrogazione, cose così. Beh, quel ragazzino, a sette anni, prepara la gavetta e va in miniera! La mamma lo “butta” giù in un buco senza sapere se a fine giornata sarebbe tornato su. E questa era la norma, nell’Inghilterra di neanche cento anni fa!

Quindi – pensiamo – abbiamo fatto tanta strada, in avanti. Tutta quella gente lavorava per un tozzo di pane e la maggior parte della ricchezza finiva a qualcun altro. Eppure oggi non è che sia molto diverso, funziona allo stesso modo, ma quei bambini non sono più in Inghilterra, ma in India, o in Bangladesh o in Africa. Quindi tutto sommato non è che sia cambiato molto.

Il mio intento quindi era di contribuire a riequilibrare le cose, per tutto il Mondo, un mondo in cui l’Europa può fare la sua parte in quanto player globale. Un ruolo da cui l’Europa abdica, quando non le  fa comodo, o quando si divide in rivalità interne, dilaniata da lotte intestine per la supremazia, perdendo quella forza contrattuale che potrebbe avere nel mondo per rendere le cose più giuste. È il modello economico che va cambiato.

Ed ecco allora una Europa prigioniera di storture, di meccanismi che non sono funzionali a un benessere migliore per le persone. Meccanismi come il MES – il Meccanismo europeo di Stabilità – che poi cambierà nome, ma nei fatti resta immutato, il Fiscal Compact… sono meccanismi economici che nei fatti non producono maggior benessere o ricchezza, ma follie assolute.

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