IL CETA, LA FREGATURA NELLA FREGATURA

IL CETA, LA FREGATURA NELLA FREGATURAVi chiedo scusa per il post un po’ tecnico, ma oggi mentre studiavo insieme al mio collega Dario Tamburrano le 500 pagine del testo del CETA (il trattato di libero scambio con il Canada) abbiamo scoperto l’ennesima fregatura nella fregatura!
La premessa: nel capitolo sulla protezione degli investimenti la Commissione aveva garantito di defenestrare la famigerata clausola ISDS e di sostituirla con una corte sopranazionale chiamata ICS. Nei fatti si tratta grossomodo della stessa minestra: gli investitori internazionali potranno sempre citare in giudizio gli Stati e ottenere compensazioni enormi, ma la proposta della ICS, secondo la Commissione, è leggermente più equilibrata poiché introduce alcuni elementi di tutela. Intendiamoci: a nostro avviso il sistema è ancora inaccettabile, ma è indubbio che i miglioramenti, seppur minimi, siano presenti.
Tutto il capitolo 8 del CETA parla della famosa corte sopranazionale ICS, il che è servito a calmare la FINTA opposizione di alcuni grandi gruppi qui al Parlamento Europeo. Peccato che, nonostante le promesse della Commissione, la proposta iniziale, ovvero la famigerata clausola ISDS, rientri dalla porta di servizio! L’articolo 8.23 del CETA cita, infatti, alcune convenzioni sugli arbitrati come la convenzione ICSID o le regole d’arbitrato dell’UNCITRAL che descrivono l’ISDS nella sua forma originale!
In sostanza prima si afferma un concetto, e poi pochi paragrafi dopo il suo esatto opposto!
Per quale motivo? Possiamo solo suppore due cose:
1) che in questo modo una multinazionale potrà scegliere il sistema più favorevole, sia esso l’ICS o l’ISDS;
2) che se all’entrata in vigore del CETA la corte sovranazionale ICS non fosse ancora pronta, agli investitori vedrebbero garantito la protezione dei loro investimenti dal vecchio sistema ISDS.
In entrambi i casi la domanda rimane: perché un articolo di un trattato contraddice quanto affermato in tutti gli altri?
La questione non finisce qui: nei prossimi giorni presenteremo un’interrogazione scritta alla Commissione Europea per vederci più chiaro.
Non ci faremo prendere in giro!

 

Mar. 2016

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