I temi di interesse comune: il lavoro al Parlamento Europeo

Plenary session week 24 2015 – Negociations on the Transatlantic Trade Investment Partnership (TTIP)

Ho già accennato ai temi riguardanti la tutela dell’Ambiente, su cui l’Unione Europea ha un forte impatto in termini normativi, ma anche operativi. Ma c’è ben altro, fra gli argomenti del nostro lavoro in Parlamento, che riguarda direttamente la vita dei cittadini europei.

Innanzitutto, c’è il tema della tutela del mercato interno: le regole per la commercializzazione dei prodotti, le etichettature, la salute dei consumatori, la possibilità di utilizzare un ingrediente piuttosto che un altro. Tutto questo è elaborato a norma a Bruxelles, poiché è l’Unione a codificare e disciplinare il mercato unico dello spazio economico continentale, e, come potete immaginare, riguarda da vicino la salute di ognuno di noi.

Si è fatto un gran parlare, in questi anni, di norme apparentemente allucinanti, come i regolamenti che stabiliscono la curvatura delle banane o le dimensioni delle zucchine, ma queste norme, apparentemente assurde e cavillose, riguardano per lo più l’importazione in Europa di beni alimentari dall’estero: sono regole molto stringenti proprio per tutelare la salute dei consumatori come pure i produttori europei, per evitare che i nostri mercati siano invasi da prodotti di basso costo e di altrettanta bassa qualità.

Poi ci sono regole che riguardano i prodotti ittici: dimensioni delle arselle o delle vongole, stagionalità della pesca di certi pesci, che servono a evitare l’impoverimento dei nostri mari. Banalizzando, si può spiegare così: se si pescassero eccessive quantità di un determinato pesce, di misura troppo piccola, quindi non ancora adulto e non in grado di riprodursi, s’ interromperebbero i cicli riproduttivi, con la conseguenza che l’anno successivo non ci sarebbero più pesci di quella specie da pescare.

Tutte queste norme, ovviamente, sono complesse e s’innestano nelle dinamiche dei produttori o pescatori locali, a volte sono regole stabilite con il giusto criterio, altre volte sono esagerate o sbagliate, altre ancora difficili da comunicare e far capire a tutti la loro ragione.

Perché queste regole siano giuste, ben calibrate, bisognerebbe innanzitutto che fossero scritte da persone estremamente competenti in quelle materie, e ahimè non sempre è così.

In secondo luogo, le norme dovrebbero fondarsi su studi, ricerche e audizioni indipendenti e autorevoli, che permettano al burocrate, che sta chiuso nel proprio ufficio, di avere il “polso” della situazione reale sul campo. Così ci troviamo con dei tecnici, che so, un Danese laureato in legge e che lavora a Bruxelles, che deve stabilire – per esempio – quali pesci si possono pescare a marzo in Sicilia. Insomma, spesso è difficile fare una sintesi di tutte le voci, di tutti gli interessi, di tutte le versioni.

Io – per esempio – che lavoro proprio nelle Commissioni che si occupano di queste materie, non sono una tuttologa, non potrei esserlo. È stato difficile all’inizio raccapezzarsi in questi strumenti e norme di consultazione, che mi permettessero – su ogni dossier di cui ci occupavamo – di conoscere le reali condizioni e gli effettivi interessi in campo, insomma, tutti gli elementi di cui tenere conto prima di prendere una decisione su quella materia. E non è stato facile capire a quali “colleghi”, o avversari, parlamentari di altri schieramenti, dare affidamento.

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