Gli altri miei amori …a 4 zampe!

Già quando ero piccola, nella mia Genova, tutti i cani del quartiere mi amavano. Io davo loro qualcosa da mangiare, e loro mi riconoscevano, così facendo li conoscevo praticamente tutti.

L’amore per i cani è segnato da un aneddoto della mia infanzia, legato a un giorno in cui andammo in montagna. Andavamo spesso a sciare: mio papà era appassionato di sci e andavamo a Prato Nevoso percorrendo la Savona-Torino, dove la prima area di servizio è quella di Carcare, famoso come il miglior autogrill di Italia, con delle focaccine meravigliose. Quindi noi ci fermavamo sempre lì come tappa per mangiare. I proprietari avevano un cane, un pastore belga nero, enorme e cattivissimo, con tutti i segnali di non toccarlo perché pericoloso. Di fianco al bar c’erano le altalene ed io dopo pranzo – ero piccolissima, credo di non aver avuto più di 4 o 5 anni – ero con mia mamma quando questo cane si libera dalla catena e  arriva vicino a noi… Mia mamma, sapendo che il cane era pericoloso, rimase pietrificata dalla paura. Io serenissima, mi misi a giocare con lui, e alla fine gli misi persino la mano in bocca. Il proprietario, accortosi che il cane si era liberato dal serraglio, arrivò preoccupatissimo, ma quando mi vide giocare serenissima con questo enorme e cattivissimo pastore belga, fu più sorpreso che sollevato!

Ci sono dei cani, nella mia vita, con cui si è creata una vera storia, una relazione importante. Uno è sicuramente questo pastore belga di Carcare, che diventò una tappa fissa: tutte le volte che andavamo in vacanza o nei weekend ci fermavamo lì, e io lo andavo a salutare. Poi c’era Buck, il cane da caccia di un amico di mio padre. Johnny il cane di mio zio, con cui ho trascorso insieme un’intera estate, quando era cucciolo… beh, a distanza di 13 anni, mi riconobbe subito! Mio zio aveva una muta di cani da caccia e litigavamo sempre perché io non volevo che andasse a caccia, in compenso, adoravo tutti i suoi cani. Una volta, ero adolescente, mia zia doveva dar da mangiare ai cani e dissi: “Vado io”, ma lei non voleva, e disse: “C’è Johnny che è vecchio e malato, e non fa entrare nessuno nel serraglio”. Io mi ricordai di quel Johnny, il cucciolo con cui giocavo da bambina.  Mi avvicinai al serraglio, lo chiamai, e lui mi riconobbe subito, correndomi addosso, leccandomi, facendomi le feste… rimasero tutti allibiti.

E poi il mio primo alano Windo. La prima cosa che ho fatto quando sono andata a vivere da sola, a 22 anni fu adottarlo. Windo è stato un alano bravissimo, buonissimo che ha vissuto quasi 12 anni. E poi è arrivato Balzac, il vero bambino. Avevamo portato le bambine a una mostra canina alla Cittadella di Alessandria il primo maggio. Siccome Windo era un alano fulvo, andai subito al ring degli alani fulvi, e vidi questo cane con la testa che spuntava da un contenitore. E la proprietaria del cane disse: “Se le piacciono così tanto gli alani, Oriente sta per diventare papà”. Io pensai che fosse impossibile, con la vita che facciamo, 2 figlie… A. però – che era ancora in periodo “di corteggiamento”, mi disse che  se mi piaceva tanto, me lo avrebbe preso. L’allevatrice ci assicurò che i cuccioli sarebbero nati a metà luglio, e S. chiese se non sarebbero potuti nascere il 3 luglio: era il giorno del suo compleanno, ci teneva a festeggiare il compleanno insieme al cane. Ma il tre è decisamente troppo presto: una settimana prima, per un cane che ha una gestazione di 62 giorni è tantissimo. S. comunque insisteva, e l’allevatrice ci propose: “Perché non venite il 4 luglio a Boffalora Ticino? C’è un raduno internazionale di alani!”. Così quel giorno partimmo, io, A., le bambine e alcuni amici… ovunque ti giravi c’erano solo alani. E li riconoscemmo l’allevatrice, del primo maggio, che ci venne incontro dicendo: “Voi non ci crederete, ieri sono nati i cani! Appena nati ho subito pensato subito a vostra figlia!”. Scoppiammo tutti a ridere: non potevamo che andare a scegliere il nostro “bambino”, nato lo stesso giorno di S.!

Un alano di un giorno è una roba che sta in una mano. Quando arrivò a casa, era meraviglioso con queste zampettone. Ha vissuto in simbiosi con le bambine: non pensava di essere un cane, pensava di essere il fratello delle mie figlie. Guardava la televisione con loro, voleva dormire con loro, faceva tutto con loro e veniva da noi a farsi fare le coccole esattamente come S. e G.. Una sera S. si mise carponi per terra, sotto di me e io le chiesi: “Cosa fai?”, e lei: “Faccio il cane perché in questa famiglia prendono più attenzioni i pelosi degli umani”.

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