Divento mamma, ma resto Tiziana

La gravidanza all’inizio è stata molto piacevole, l’ho vissuta molto bene. Ho lavorato fino al giorno prima del parto: avevo gli esami, ricordo la tutor che mi diceva: “Mi raccomando eh, che abbiamo gli esami”.

Siamo al 3 luglio 2002: nasce S., bellissima, desideratissima, amatissima e sanissima, tutto splendido, tutto bellissimo, . Il parto è stato un po’ lungo, ma ero giovane e in forma, e il giorno dopo ero già in piedi. Ho partorito la mattina e il pomeriggio ero con la bambina in braccio a camminare in giro per l’Ospedale.

Non dormiva mai di giorno, ma poi la sera si addormentava e dormiva tutta la notte. La tenevo attaccata al seno 15 o 16 volte, al giorno, a richiesta. S. passò presto da 3,5 kg a 7 kg.

Quell’estate ci organizzammo così: luglio a casa i primi 20 giorni, agosto in montagna e a settembre abbiamo passato i primi 20 giorni al mare… non ci siamo fatte mancare niente! Il giorno della partenza per il mare, siamo prima andate in ospedale per la visita di controllo che si fa sempre ai bambini piccoli. Quando in ospedale videro S., mi sgridarono credendo che avessi saltato tutte le visite del primo anno: aveva due mesi ma era grossa e grassa come una bimba di un anno, pesava già 8 kg!

Per il resto, una vita monotona, da giovane mamma in un paese di campagna: cambi di pannolini, passeggiate, cambi di pannolini, passeggiate, cambi di pannolini, passeggiate, pappine… Tutto bello, per carità bellissimo, un mondo nuovo che si apre, e i nonni che arrivano, nonni da una parte e i nonni dall’altra, tutte queste cose meravigliose…ma confesso che io morivo veramente di noia!

Premetto: diventare mamma rappresenta un enorme arricchimento, ma non sono mai stata una mamma chioccia, né lo sarei stata con nessuna delle mie figlie venute dopo.

Nella mia evoluzione personale, mi sono resa conto che ognuno è se stesso, nel bene e nel male, indipendentemente dagli schemi: si può benissimo essere mamma e nel frattempo fare l’imprenditrice o fare politica, e non per questo essere una mamma migliore o peggiore. Credo molto all’aspetto “qualitativo” del tempo passato con i figli.

Professionalmente, intanto, io “fremevo”. Mi ero licenziata dall’azienda perché non vedevo sbocchi per il futuro: lì non avrei potuto che continuare a fare l’impiegata per tutta la vita, come le mie colleghe che facevano lo stesso lavoro per anni. Il Presidente, che è una persona stimatissima con cui ancora oggi ho relazioni, mi apprezzava molto e mi diceva: “Un’azienda di 300 persone, la portano avanti in 15, lei è una di queste”. Un bel riconoscimento, sicuramente, ma non è con la “gloria” che si fa carriera.

Fu allora che provai a fare le pratiche per diventare commercialista, pensando di mettermi in proprio come professionista e quindi tornare “padrona” della mia vita professionale. Scoprii rapidamente, prima ancora di incominciare, di detestare il ripetitivo e burocratico lavoro da commercialista…non li invidio per nulla! Mentre mi piacque molto l’idea di occuparmi di consulenza aziendale e di formazione, lo trovavo assai più “creativo”. Mentre facevo le pratiche per abilitarmi come commercialista, feci molta formazione come docente esperta nei corsi professionali per adulti post diploma o postlaurea – quelli del Fondo sociale europeo, per intenderci – in diversi centri di formazione…a quel punto, intravidi con chiarezza la mia strada.

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