DA TAIWAN CON FURORE

DA TAIWAN CON FUROREDopo una settimana molto intensa a Bruxelles, trovo finalmente il tempo di fare un bilancio sulla missione del Parlamento Europeo a Taiwan a cui ho partecipato.

Taiwan, purtroppo, vive in un limbo: si considera indipendente dalla Cina e detiene una propria moneta e un governo eletto democraticamente, ma a livello internazionale non è riconosciuto ufficialmente, e non dispone, quindi, nemmeno di ambasciate.

Tuttavia sono rimasta piacevolmente colpita dalla loro maturità politica: ho particolarmente apprezzato il fatto che anche tra partiti rivali vi sia una dialettica concentrata esclusivamente sul benessere dei cittadini, senza gli inutili teatrini tipici dell’occidente. Il dogma del MoVimento 5 Stelle “Nessuno deve rimanere indietro” trova a Taiwan una sua efficace applicazione grazie a politiche olistiche rivolte allo sviluppo del Paese, con un’attenzione particolare dedicata all’educazione e alla cultura: ho avuto la fortuna di visitare anche un parco scientifico e alcuni musei, ed ero sempre circondata da miriadi di giovani.

Gli stessi macroindicatori socio-economici denotano come il lavoro fin qui svolto sia egregio: la disoccupazione è infatti pressoché assente (2,3%), e l’inflazione si attesta sull”1,5%.

Unico neo, Taiwan ha ancora la pena di morte, anche se occorre fare una precisazione. A prescindere dal fatto che, a detta del Ministro della Giustizia, viene applicata pochissimo, bisogna sottolineare come a livello culturale non sia vissuta come nei Paesi occidentali: la maggioranza della popolazione, infatti, è buddista o taoista, e nella loro filosofia vige l’idea che lo spirito possa “riprovarci” in una vita successiva sotto altre sembianze.

Per concludere, è d’obbligo una breve disanima più attinente alla commissione Commercio Internazionale di cui sono titolare. Taiwan è un eccellente equilibratore economico del mercato dell’estremo oriente, assolutamente necessario per contrastare lo strapotere cinese. Con la decisione sul MES alla Cina alle porte, viene naturale chiedersi se non sia molto più logico aprire il proprio mercato a Paesi come Taiwan che condividono con l’UE i principi di democrazia e tolleranza, piuttosto che permettere alla Cina, che oltre alle dubbiose pratiche verso le minoranze non rispetta, tra l’altro, nemmeno le regole del WTO, di uccidere la nostra industria.

Ma su questo ultimo punto, non abbiate dubbi sul fatto che noi del M5S continueremo la nostra battaglia…

 

Apr. 2016

 

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